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IL PRIMO FASCIAME DELLA POPPA

La poppa presenta una curva differente rispetto al resto dello scafo.
Infatti tende sia ad alzarsi sia a sporgere verso l’esterno per consentire l’aggancio del timone.

La zona della poppa ancora scoperta

La zona della poppa ancora scoperta

Essendo una curva particolarmente impegnativa ho preferito lasciare questo spazio scoperto per velocizzare la fase di rivestimento del primo fasciame del resto dello scafo.

Vista dal basso dopo il rivestimento con listelli di tiglio

Vista dal basso dopo il rivestimento con listelli di tiglio

Inizio la chiusura della poppa incollando degli spezzoni di listello.

Vista dall'alto dopo il rivestimento con listelli di tiglio

Vista dall’alto dopo il rivestimento con listelli di tiglio

Dopo questa prima fase, a dire il vero un po’ spartana, il rivestimento visto dall’alto si presenta come visibile nella foto qui sopra.

La zona della poppa da rivestire viene demarcata con un curvilinee

La zona della poppa da rivestire viene demarcata con un curvilinee

Il rivestimento iniziale serve principalmente per chiudere gli spazi vuoti, poi con l’ausilio di un curvilinee segno l’esatta posizione che andrà coperta con un successivo strato di listelli.

Nella zona della poppa si devono aggiunger altri listelli

Nella zona della poppa si devono aggiunger altri listelli

Si armonizza anche la zona di congiunzione tra lo specchio di poppa e lo scafo.

ERRORE NELLA CHIGLIA

Negli step precedenti ho illustrato un modo alternativo per il primo rivestimento di uno scafo utilizzando dei comuni listelli di tiglio.
La successiva fase di lisciatura non presenta nessuna difficoltà e va realizzata con della carta vetrata prima a grana media e rifinita con una a grana fine.
È importante che la carta vetrata si di buona qualità.

A rivestimento ultimato mi sono accorto che vi è un errore di allineamento sulla chiglia.

La tentazione di buttare tutto e ricominciare daccapo dopo decine di ore di lavoro è stata subito accantonata a favore di una correzione.

Si deve valutare attentamente l’errore perché un disallineamento sulla chiglia comporterà quasi sempre un disallineamento sul ponte di coperta con una conseguente imberlatura dello scafo che, aimé, solo una volta ultimato risulterà essere assai visibile.

Per fortuna questo errore è di pochi millimetri e quasi sicuramente verrebbe nascosto o mimetizzato dall’invasatura ma, visto che me ne sono accorto vedo di risolvere il problema.

La chiglia non è allineata

La chiglia non è allineata

Procedo quindi nel seguente modo.

Le linee parallele BLU servono per avere una visuale del problema mentre al freccia ROSSA  indica il punto di maggiore errore.

L’aiutante a destra e il mio secondo figlio che ha ora 2 anni (nel 2008 ndr) e vuole partecipare all’opera.

Particolare di bloccaggio della nuova chiglia

Particolare di bloccaggio della nuova chiglia

Con un pialletto si asporta completamente la chiglia che viene sostituita con un listello DIRITTO di noce da 4 x 4 millimetri.
Per garantire una perfetta aderenza a poppa e a prua il listello  viene bloccato in posizione con della carta e del nastro adesivo.

la chiglia sostituita con il listello di noce

la chiglia sostituita con il listello di noce

In questa foto si vede la chiglia sostituita con il listello di noce.
Alla sinistra delle linee parallele BLU si vedono dei segni tratteggiati a matita che stanno ad indicare un’area divenuta convessa  dopo la riparazione. Verrà riallineata con l’altra parte dello aggiungendo uno strato di listelli.

Area convessa dello scafo

Area convessa dello scafo

Nell’immagine qui sopra si vede come procedo aggiungendo una mezzaluna di listelli di tiglio da 2 mm di spessore.
Una volta carteggiati e pareggiate le curve delle due fiancate lo spessore massimo sarà di circa 0,4 mm verso il centro, quest’area è delimitata alla curva BLU, lo spessore diminuirà progressivamente man mano che si procede verso l’esterno fino a pareggiarsi con i listelli del primo fasciame.

NB) I triangolini grigi sono fatti a matita e servono quali marcatori per garantire la perfetta simmetria delle fiancate destra e sinistra dello scafo.
Anche in questa fase utilizzo la colla alifatica.

Questa correzione ha richiesto circa tre ore di lavoro mentre la sgrossatura ed il livellamento dello scafo altre due.

Quello che hai letto fa parte di un articolo più vasto.

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COMPLETARE IL RIVESTIMENTO DELLO SCAFO

In questa fase deve essere adoperata esclusivamente la costosissima colla aliphatica e non la vinilica in quanto è carteggiabile.

Negli step precedenti si nota benissimo che i listelli del primo fasciame non sono accostati ma invece sono stati incollati ad arco con moltissimi spazi vuoti tra i singoli corsi.

Particolare del riempimento degli spazi a poppa

Particolare del riempimento degli spazi a poppa

In particolare a prua e a poppa gli spazi tra i listelli aumentano e diventano significativi assumendo una forma di triangolo molto allungato.

Dettaglio del riempimento degli spazi a poppa con listelli sagomati a triangolo

Dettaglio del riempimento degli spazi a poppa con listelli sagomati a triangolo

Per riempire questi spazi si sagomano opportunamente dei listelli di tiglio e si incastrano a pressione in modo da aderire perfettamente, o quasi, allo spazio da riempire.

Dettaglio del riempimento con listelli incollati in verticale

Dettaglio del riempimento con listelli incollati in verticale

Eventuali spazi minori o che risultano troppo stretti per sagomare efficacemente un listello vanno chiusi con altre tecniche, in particolare si possono adoperare dei listelli posti in verticale, magari riducendone lo spessore assottigliandolo.

Dettaglio del riempimento degli spazi minori inserendo dei cunei

Dettaglio del riempimento degli spazi minori inserendo dei cunei

In alcuni punti è preferibile utilizzare dei cunei.

 

Alla fine del rivestimento del primo fasciame è opportuno azzerare o ridurre al minimo gli spazi vuoti e non deve rimanere nel modo più assoluto nemmeno una fessura; eventualmente va riempita con della colla.

 

Ricordo che in questa lavorazione si deve impiegare esclusivamente la colla aliphatica.

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PREPARAZIONE DELLO SCHELETRO

Cutty Sark struttura safo a secco

Lo scheletro assemblato senza colla

In questa prima fase di assemblaggio a secco non si utilizza assolutamente nessun tipo di collante.

Le ordinate vengono inserite nelle rispettive sedi e per quanto possibile vanno allineate, è importante verificare che tutti gli incastri combacino perfettamente senza alcuno sforzo, è meglio che siano un po’ laschi piuttosto che pongano resistenza.

Subito dopo si incastrano sulle ordinate i quattro longheroni longitudinali che daranno una stabilità e rigidità notevole a tutto il complesso.

I longheroni sono un po’ sporgenti ai bordi in quanto andranno rastremati e sagomati in base alla curvatura dello scafo.


ASSEMBLAGGIO DELLO SCAFO

lo scafo non è ancora incollato ed è tenuto bloccato solo dagli incastri dei singoli elementi.
Inizio ad incollare i blocchetti di legno da 15x20x70 millimetri nella zona di contatto tra la chiglia e l’ordinata.

Cutty Sark blocchetti rinforzo chiglia

Blocchetti di legno duro per i rinforzi

Cutty Sark uno step calafatura chiglia

Lo scheletro pronto per la calafatura ordinate-longheroni

Cutty Sark calafatura scheletro

Lo scheletro pronto per la calafatura ordinate-longheroni

Calafatura ordinate-longheroni

Sulla colla si stende della garza

La calafatura consiste nell’incollare all’interno dello scafo delle strisce di garza per irrigidire una superficie legnosa, la si usa soprattutto per dare consistenza e robustezza al primo fasciame e bloccarlo sulle ordinate, qui invece la utilizzo per bloccare gli incastri tra i longheroni e le ordinate e gli incastri destinati ad accogliere gli alberi.

Cutty Sark calafatura rinforzi alberi

Lo scheletro pronto con la ordinate-longheroni calafati

Ottengo quindi uno scheletro i cui elementi quali la falsachiglia, le ordinate e i rinforzi non sono stati incollati direttamente tra di loro nel modo che potremmo definire “classico” ma bensì tramite l’applicazione della calafatura tutt’intorno agli incastri. Nell’assemblare la struttura la colla vinilica è stata adoperata solo nei blocchetti di rinforzo e non nelle giunture degli incastri.
In ogni caso ogni singolo incastro presenta almeno 10 o 15 millimetri di contatto diretto ed incollato. Un altro vantaggio consiste nell’ottenere una struttura estremamente solida e indeformabile che faciliterà notevolmente il lavoro successivo.

Quello che hai letto fa parte di un articolo più vasto.

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Il modellino del Cutty Sark finito realizzato da Tinta Giuliano alias Arinf1963

La foto che vedi qui sotto è il risultato del lavoro. Anche tu potrai arrivare a realizzarlo.


FASI PRELIMINARI

Una volta decisa la realizzazione del Cutty Sark ho iniziato la raccolta della documentazione necessaria, in particolare modo di quella fotografica. Si trovavano moltissime immagini del veliero originale scattate negli anni precedenti all’incendio del 21 maggio 2007, quindi più corrispondenti alla realtà storica.


SCALA DEL PROGETTO E RIDUZIONE

Per iniziare il lavoro era necessario procurarsi e studiare dei disegni tecnici e delle tavole da costruzione, quelle in mio possesso misuravano circa 180 cm di lunghezza per 80 di altezza nella scala 1:60. (Troppo grande avrebbe prodotto un modellino con lo scafo lungo 120 cm).

Dovevano essere ridotte ad una più fattibile scala 1:72 (89 cm di lunghezza).

Per la riduzione della scala la soluzione più economica consiste nell’utilizzare una normale fotocopiatrice in grado di gestire il formato A3 impostando il rapporto di 83 sulla scala di riduzione ed incominciare a fotocopiale le tavole contenenti le ordinate sovrapponendo le singole passate di circa 10 cm.


REALIZZAZIONE DELLO SCAFO TAGLIO DEI PEZZI CHE FORMANO LO SCHELETRO

I piani originali vanno fotocopiati e ridotti all’83% e quindi incollati su del compensato marino, in commercio ci sono varie misure con diversi spessori ed il foglio da me utilizzato misura 100 x 70 centimetri e 4 mm di spessore.

Sagome catra per taglio sul legno

Le sagome della chiglia incollate sul compensato

Si può notare l’elevato numero di ordinate necessarie e i quattro longheroni che vanno ricavati fotocopiando due volte gli elementi necessari.

Come proteggere il tavolo della cucina

Questa fase lavorativa richiede uno spazio di manovra supplementare e considerando poi l’ingente quantità di segatura prodotta mi accordo con mia moglie per utilizzare il vano cucina al posto del soggiorno. Qui si vede la base di appoggio utilizzata per il taglio dei componenti; lavorando sul tavolo della cucina ho dovuto proteggerlo da graffi, sfregi o peggio ancora da tagli accidentali e quindi ho interposto una tavoletta di truciolare da 50 x 20 cm e spessa 2 cm bloccata semplicemente con due morsetti. Questa viene fatta sporgere per una quindicina di centimetri e al fine di consentire un taglio agevole ho praticato un intaglio lungo circa 7 cm e largo 2 cm.

L’attrezzo ideale sarebbe una sega elettrica da banco per modellismo ma io non considero interessante l’acquisto sia per il prezzo elevato, sia perché il suo utilizzo sarebbe limitato alla sola fase di taglio della falsachiglia e delle ordinate che formano la struttura dello scafo, utilizzo quindi un comune seghetto alternativo con lame per legno a denti fitti.

Le sagome della chiglia tagliate e rifinite

Rispetto alla linea il taglio viene spostato di circa due millimetri, le eccedenze vanno eliminate utilizzando dapprima una raspa e successivamente un blocchetto di legno rivestito di carta vetrata a grana media, non è importante avere un filo di taglio lucido un quanto in una fase successiva si dovrà correggere l’angolo di quartabuono.

L’ossatura dello scafo è lunga una novantina di centimetri e consta di una chiglia, di 21 ordinate e di 4 longheroni di rinforzo laterali. Il compensato marino è un materiale che non si deforma facilmente né con l’umidità né non le tensioni superficiali, ma un pezzo ungo 90 cm con 22 tagli trasversali per le ordinate di cui 3 di larghezza maggiorata per consentire l’innesto degli alberi non può rimanere perfettamente rettilineo da solo ma tende a flettersi spontaneamente.

Su un pezzo così deformabile non si applicano le ordinate incollandole direttamente altrimenti c’è il rischio di svergolare lo scafo, errore che sarà visibile solo con l’avanzamento dei lavori durante la fase di rivestimento delle fiancate con i listelli e ovviamente allora il difetto sarà irreversibile e tutto il lavoro fin qui eseguito sarà da buttare.

Ho pensato di assemblare lo scafo senza utilizzare nessun tipo di collante ma semplicemente incastrando i singoli pezzi e bloccandoli in posizione semplicemente utilizzando gli incastri stessi.
Credete che sia pazzo?


PREPARAZIONE DELLO SCHELETRO

Cutty Sark struttura safo a secco

Lo scheletro assemblato senza colla

In questa prima fase di assemblaggio a secco non si utilizza assolutamente nessun tipo di collante.

Le ordinate vengono inserite nelle rispettive sedi e per quanto possibile vanno allineate, è importante verificare che tutti gli incastri combacino perfettamente senza alcuno sforzo, è meglio che siano un po’ laschi piuttosto che pongano resistenza.

Subito dopo si incastrano sulle ordinate i quattro longheroni longitudinali che daranno una stabilità e rigidità notevole a tutto il complesso.

I longheroni sono un po’ sporgenti ai bordi in quanto andranno rastremati e sagomati in base alla curvatura dello scafo.


ASSEMBLAGGIO DELLO SCAFO

lo scafo non è ancora incollato ed è tenuto bloccato solo dagli incastri dei singoli elementi.
Inizio ad incollare i blocchetti di legno da 15x20x70 millimetri nella zona di contatto tra la chiglia e l’ordinata.

Cutty Sark blocchetti rinforzo chiglia

Blocchetti di legno duro per i rinforzi

Cutty Sark uno step calafatura chiglia

Lo scheletro pronto per la calafatura ordinate-longheroni

Cutty Sark calafatura scheletro

Lo scheletro pronto per la calafatura ordinate-longheroni

Calafatura ordinate-longheroni

Sulla colla si stende della garza

La calafatura consiste nell’incollare all’interno dello scafo delle strisce di garza per irrigidire una superficie legnosa, la si usa soprattutto per dare consistenza e robustezza al primo fasciame e bloccarlo sulle ordinate, qui invece la utilizzo per bloccare gli incastri tra i longheroni e le ordinate e gli incastri destinati ad accogliere gli alberi.

Cutty Sark calafatura rinforzi alberi

Lo scheletro pronto con la ordinate-longheroni calafati

Ottengo quindi uno scheletro i cui elementi quali la falsachiglia, le ordinate e i rinforzi non sono stati incollati direttamente tra di loro nel modo che potremmo definire “classico” ma bensì tramite l’applicazione della calafatura tutt’intorno agli incastri. Nell’assemblare la struttura la colla vinilica è stata adoperata solo nei blocchetti di rinforzo e non nelle giunture degli incastri.
In ogni caso ogni singolo incastro presenta almeno 10 o 15 millimetri di contatto diretto ed incollato. Un altro vantaggio consiste nell’ottenere una struttura estremamente solida e indeformabile che faciliterà notevolmente il lavoro successivo.

RIVESTIMENTO DELLO SCAFO

Il rivestimento dello scafo con il primo fasciame di tiglio in listelli da 1 metro per 5 millimetri di larghezza e 2 di spessore non presenta particolari punti impegnativi, per velocizzare il lavoro ho tralasciato il rivestimento della poppa.

Listelli guida dello scafo

Listelli guida dello scafo

Si inizia con i primi due listelli posti in corrispondenza del listello guida di sezione 4×4 mm interno alle ordinate dello scafo e non visibile perché sottostante al listello più in alto nella foto, altri due listelli invece partono dalla chiglia.

I listelli a prua si bloccano con le mollette

I listelli a prua si bloccano con le mollette

Qui è visibile lo spazio interno della prua che va riempito e rinforzato con colla e pezzetti di scarto di legno, sono ben visibili anche le garze della calafatura degli incastri.

I listelli non sono attaccati

I listelli non sono attaccati

Il rivestimento dello scafo procede posando i listelli in modo arcuato affinché non combacino esattamente con il rivestimento del secondo fasciame, così operando creo un intreccio tra i corsi che garantiscono una maggiore solidità all’insieme.

Particolare del rivestimento di prua

Particolare del rivestimento di prua lato sinistro

Particolare del rivestimento di poppaParticolare del rivestimento di poppa

Particolare del rivestimento di prua lato destro

Per bloccare i listelli in posizione il tempo necessario alla colla vinavil di asciugare completamente ho utilizzato degli spilli da sarto, ben due scatole in tutto, e non dei chiodini di rame o ottone che avrebbero complicato la successiva fase di carteggiatura.

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SGROSSATURA DELLO SCAFO

Cutty Sark sgrossatura dello scafo

I longheroni sporgono dalla linea dello scafo

Il compensato marino utilizzato per ricavare i longheroni è spesso 4 millimetri e sarebbe insensato eliminare l’eccesso utilizzando da subito la carta vetrata, ho asportato il grosso dell’eccedenza utilizzando un cutter utilizzandolo come pialletto.

Segatura salvata per la calafatura

Il grosso della segatura si salva per la calafatura

Cutty Sark sgrossatura dello scafo

Lo scafo sgrossato

Le schegge e la segatura così ottenuta va salvata perché potrà tornare utile nella fase di calafatura interna dello scafo.

Per posizionare il fasciame è necessario realizzare l’angolo di quartabuono, ovverosia si devono limare gli spigoli delle ordinate affinché il listello possa aderire per tutto lo spessore delle ordinate e non solo sullo spigolo vivo.

scheletro calalfato e sgrossato

scheletro calalfato e sgrossato

Non costruisco navi in stile “arsenale” e una volta rivestito lo scafo non si vedrà nulla dell’interno, preferisco quindi avere una struttura doppiamente solida e spartana che una scarsamente resistente ma elegante al non vedersi, in pratica credo di essere concreto e non mi perdo sui particolari non visibili.

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FASI PRELIMINARI

Una volta decisa la realizzazione del Cutty Sark ho iniziato la raccolta della documentazione necessaria, in particolare modo di quella fotografica. Si trovavano moltissime immagini del veliero originale scattate negli anni precedenti all’incendio del 21 maggio 2007, quindi più corrispondenti alla realtà storica.


SCALA DEL PROGETTO E RIDUZIONE

Per iniziare il lavoro era necessario procurarsi e studiare dei disegni tecnici e delle tavole da costruzione, quelle in mio possesso misuravano circa 180 cm di lunghezza per 80 di altezza nella scala 1:60. (Troppo grande avrebbe prodotto un modellino con lo scafo lungo 120 cm).

Dovevano essere ridotte ad una più fattibile scala 1:72 (98 cm di lunghezza).

Per la riduzione della scala la soluzione più economica consiste nell’utilizzare una normale fotocopiatrice in grado di gestire il formato A3 impostando il rapporto di 83 sulla scala di riduzione ed incominciare a fotocopiale le tavole contenenti le ordinate sovrapponendo le singole passate di circa 10 cm.


REALIZZAZIONE DELLO SCAFO TAGLIO DEI PEZZI CHE FORMANO LO SCHELETRO

I piani originali vanno fotocopiati e ridotti all’83% e quindi incollati su del compensato marino, in commercio ci sono varie misure con diversi spessori ed il foglio da me utilizzato misura 100 x 70 centimetri e 4 mm di spessore.

Sagome catra per taglio sul legno

Le sagome della chiglia incollate sul compensato

Si può notare l’elevato numero di ordinate necessarie e i quattro longheroni che vanno ricavati fotocopiando due volte gli elementi necessari.

Come proteggere il tavolo della cucina

Questa fase lavorativa richiede uno spazio di manovra supplementare e considerando poi l’ingente quantità di segatura prodotta mi accordo con mia moglie per utilizzare il vano cucina al posto del soggiorno. Qui si vede la base di appoggio utilizzata per il taglio dei componenti; lavorando sul tavolo della cucina ho dovuto proteggerlo da graffi, sfregi o peggio ancora da tagli accidentali e quindi ho interposto una tavoletta di truciolare da 50 x 20 cm e spessa 2 cm bloccata semplicemente con due morsetti. Questa viene fatta sporgere per una quindicina di centimetri e al fine di consentire un taglio agevole ho praticato un intaglio lungo circa 7 cm e largo 2 cm.

L’attrezzo ideale sarebbe una sega elettrica da banco per modellismo ma io non considero interessante l’acquisto sia per il prezzo elevato, sia perché il suo utilizzo sarebbe limitato alla sola fase di taglio della falsachiglia e delle ordinate che formano la struttura dello scafo, utilizzo quindi un comune seghetto alternativo con lame per legno a denti fitti.

Le sagome della chiglia tagliate e rifinite

Rispetto alla linea il taglio viene spostato di circa due millimetri, le eccedenze vanno eliminate utilizzando dapprima una raspa e successivamente un blocchetto di legno rivestito di carta vetrata a grana media, non è importante avere un filo di taglio lucido un quanto in una fase successiva si dovrà correggere l’angolo di quartabuono.

L’ossatura dello scafo è lunga una novantina di centimetri e consta di una chiglia, di 21 ordinate e di 4 longheroni di rinforzo laterali. Il compensato marino è un materiale che non si deforma facilmente né con l’umidità né non le tensioni superficiali, ma un pezzo ungo 90 cm con 22 tagli trasversali per le ordinate di cui 3 di larghezza maggiorata per consentire l’innesto degli alberi non può rimanere perfettamente rettilineo da solo ma tende a flettersi spontaneamente.

Su un pezzo così deformabile non si applicano le ordinate incollandole direttamente altrimenti c’è il rischio di svergolare lo scafo, errore che sarà visibile solo con l’avanzamento dei lavori durante la fase di rivestimento delle fiancate con i listelli e ovviamente allora il difetto sarà irreversibile e tutto il lavoro fin qui eseguito sarà da buttare.

Ho pensato di assemblare lo scafo senza utilizzare nessun tipo di collante ma semplicemente incastrando i singoli pezzi e bloccandoli in posizione semplicemente utilizzando gli incastri stessi.
Credete che sia pazzo?

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Il concetto di base è semplice:
costruire uno stampo partendo dall’originale e usarlo per ricavare tutte le copie che servono.

Nel caso specifico il decoro ornamentale è una finestra in metallo.

Preparazione degli stampi

Preparazione degli stampi

Se gli originali sono molto complessi gli stampi devono essere formati da due parti distinte che richiedono molto tempo per essere realizzati perché sono costituiti da due colate di silicone separate, necessitano di una accurata pianificazione e di una notevole esperienza ed abilità che spesso non rientrano nel bagaglio di un modellista.
Questo tipo di stampo viene chiamato bivalve.

La vasca di colaggio del silicone

La vasca di colaggio del silicone

Il tipo più comune di stampo è chiamato mono blocco o a pozzo ed è impiegabile in quasi la totalità delle situazioni.
Per prima cosa si deve costruire una scatola attorno agli oggetti da riprodurre lasciando un centimetro di spazio su tutti i lati, si possono utilizzare diversi materiali e vanno bene anche il comune cartoncino leggero o il legno di balsa, basta sigillare le fessure con del nastro adesivo per evitare la fuoriuscita del silicone.
Dopo il colaggio la scatola va buttata.

Uno stampo con le pareti troppo sottili rischia di lacerarsi dopo pochi utilizzi diventando di fatto inutilizzabile, se invece sono grosse risultano essere anche troppo pesanti schiacciandosi all’interno e deformandosi durante la colata della resina e rovinando il lavoro.

Le pareti dalle corrette dimensioni garantiscono una lunga vita e una riproduzione sempre fedele dei particolari. Il pezzo da riprodurre deve rimanere sospeso in mezzo al contenitore e allo scopo si possono usare dei listelli, degli stuzzicadenti o degli spilli, l’importante è mantenere quanto più possibile ridotto il punto di contatto perché dovrà essere corretto successivamente con la carta vetrata.

La materia prima degli stampi

La materia prima degli stampi

Ci sono diversi tipi di gomme siliconiche, le più semplici da utilizzare si presentano come due flaconcini contenenti la stessa quantità di liquido, vanno mescolate in parti uguali e sono adatte ai principianti o a chi necessita di realizzare poche copie perché tendono a deteriorarsi già dopo una decina di utilizzi.

Un altro tipo comune di silicone prevede l’impiego di una base a cui si deve aggiungere un catalizzatore con percentuali variabili da prodotto a prodotto che di norma sono comprese tra il due e il cinque per cento.

I due componenti in parti uguali

I due componenti sono in parti uguali

La miscela va mescolata per alcuni minuti molto lentamente raschiando le pareti e il fondo perché tutto il silicone si deve amalgamare con il catalizzatore, è anche importante evitare che l’impasto non si riempia di bolle d’aria. Il silicone per sua natura tende a trattenerle al suo interno e diventano dei difetti visibili sulle copie riprodotte, per questo motivo bisogna fare tutto il possibile per evitarle.

Il colaggio dello stampo in silicone

Il colaggio del silicone nello stampo

Il silicone non deve cadere direttamente sull’originale, ma va versato lateralmente, si insinuerà da solo tutto intorno al modello, riempiendo qualunque fessura od interstizio. Una volta asciutto si separa lo stampo in silicone dalla scatola e lo si taglia a metà, si estrae quindi l’originale e si riuniscono le due parti per creare la cavità destinata un altro colaggio, per i pezzi più piccoli si può tagliare il silicone solo da un lato.

Gli oggetti duplicati in resina

Gli oggetti duplicati in resina

Il prodotto più indicato per il colaggio è la resina da colata a rapido indurimento a freddo, anche questa si presenta in due composti da miscelare preventivamente.

In commercio si trovano anche delle resine metallizzate a base epossidica adatte a riprodurre le artiglierie.
Anche le resine colorate trasparenti sono interessanti perché offrono un’infinità di possibilità di sfumature e sono indicate per imitare perfettamente la pasta di vetro e simulare per esempio le lanterne dei fanali di poppa.

Un oggetto duplicato rifinito e pulito

Un oggetto duplicato rifinito e pulito

Gli oggetti duplicati con la tecnica del colaggio sono tutti perfettamente uguali all’originale.

 

LO STRUMENTO PER MISURARE LA VELOCITÀ DI NAVIGAZIONE

Strumento per misurare la velocità di un veliero

Strumento per misurare la velocità di un veliero come il Cutty Sark

Questo disegno illustra uno strumento atto a misurare la velocità di navigazione di un veliero, pur essendo uno strumento fondamentale (come il sestante) è poco conosciuto al grande pubblico e non viene quasi mai inserito nei modellini.
La struttura è composta da un piatto metallico convesso e pesante dalla forma di quarto di cerchio, viene legato con una corda ad una struttura agganciata al parapetto della nave. La corda presenta dei nodi a distanze regolari ed è avvolta su di un cilindro.

Quando il piatto viene posto sulla superficie del mare il suo peso lo rende ancorato alle onde e la sua posizione non viene modificata dallo srotolamento della corda, una clessidra tarata su un tempo prefissato permetterà di valutare con precisione la velocità dello scafo semplicemente contando i nodi.

 

I pezzi di scarto necessari per costruire lo strumento atto a misurare la velocità di navigazione.

I pezzi di scarto necessari per costruire lo strumento atto a misurare la velocità di navigazione.

La realizzazione non presenta particolari problemi in quanto è piuttosto semplice, in ogni caso è meglio attenersi al disegno.
Il piatto di metallo viene realizzato utilizzando la parte terminale di un vecchio infila ago, ma andrebbe benissimo qualsiasi altro materiale di scarto.

 

Il corpo principale in legno

Il corpo principale in legno

La struttura è realizzata con due listelli di legno con lo spessore assottigliato e sagomati ad arco nella parte inferiore, sul bordo interno vengono incollati due tondini di filo di ottone dal diametro di 0,5 mm. Il perno del tamburo è realizzato con due caviglie molto piccole mentre per la sezione centrale si può utilizzare un listello cilindrico da 2 mm.

 

La struttura va posizionata all’interno del parapetto

La struttura va posizionata all’interno del parapetto

Sul tamburo si arrotola del filo di refe da 0.10 mm, è preferibile non eseguire i nodini perché una volta tradotti nella scala il loro spessore risulterebbe eccessivo, è meglio limitarsi a dare un leggero movimento al cordame.
Alla fine si incolla la struttura al parapetto.

 

Il congegno posizionato all’interno del parapetto aumenta il dettaglio e conferisce un tocco di eleganza al Cutty Sark.

Il congegno posizionato all’interno del parapetto aumenta il dettaglio e conferisce un tocco di eleganza al Cutty Sark.

Per finire si incollo con la colla ciano acrilica la parte bassa del piatto sul ponte e si collega il filo al rocchetto presente sulla struttura.