LA CHIODATURA DELLE TAVOLE
LA CHIODATURA DELLE TAVOLE
Le tavole sono inchiodate su tutti i bagli cui appoggiavano e nelle giunture di testa la chiodatura è spesso doppia.
Nei galeoni di maggiore stazza i chiodi aumentavano rispettivamente a tre sulle teste e due sui bagli.
Hanno un diametro pari fino ad un quinto della tavola che devono fissare.
Sono di sezione quadrata e non rotonda ed infine non sono mai sporgenti ma anzi per prima cosa veniva ricavato un profondo scasso nel legno dove la testa del chiodo era incassata per poi essere chiusa con un tappo dello stesso legno del ponte sigillando il tutto con della pece.
La giunzione risultava quindi assai difficile da individuare rendendo di fatto la chiodatura quasi invisibile, al limite si possono notare dei leggeri cerchietti più scuri sulla circonferenza dei tappi perché con il passare delle settimane e dei mesi questi diventano leggermente più scuri in quanto la fibra del legno assorbe l’acqua, e quindi anche lo sporco in essa disciolto.
Nelle tavole del ponte la fibra è disposta longitudinalmente, quindi la parte scoperta si trova sull’intestatura delle tavole protetta dal calafataggio e quindi non assorbe più di tanto.
Nel tappo invece la fibra è disposta in senso verticale e non potrebbe essere diversamente, altrimenti il legno si spaccherebbe, ed è quindi esposta alle intemperie e al salino e lo sporco viene assorbito dai tappi in maniera maggiore e in sostanza più si sporcherà il ponte più saranno scuri i tappi ma non diventeranno mai neri.
I tappi hanno una larghezza massima di otto centimetri.
Si deve anche considerare la scala del kit perché tutti i particolari e i dettagli devono essere rapportati ad essa, per comodità viene riportata una tabellina riepilogativa:
scala del modellino |
lunghezza listello min. max. |
larghezza listello min. max. |
spessore cavicchio |
||
1:50 1:75 1:100 |
80 mm 53 mm 40 mm |
120 mm 80 mm 60 mm |
3 mm 2 mm 1,5 mm |
4 mm 3 mm 2 mm |
ø 0,8 mm ø 0,6 mm ø 0,4 mm |
COME SIMULARE LA CHIODATURA
Probabilmente qui si entra in una zona grigia in cui un particolare risulta difficile da riprodurre realisticamente in scala e quindi potrebbe essere opportuno ometterlo.
Nonostante queste perplessità molti modellisti però sono intenzionati ad intraprendere questa strada pensando di aggiungere un valore al loro modello.
La tecnica più corretta per realizzare la chiodatura prevede inizialmente di preparare la superficie del ponte lisciandolo con un raschietto per eliminare ogni singola imperfezione, va poi steso il mordente per scurirlo o per riprodurre un colore più grigiastro o con tendenza al biondo, infine va trattato con del turapori per stabilizzarlo e renderlo meno sensibile alle macchie di colla.
- Per simulare correttamente ogni singolo chiodo si procede con il forare il listello di legno con una punta dal diametro compreso tra quattro e otto decimi di millimetro, è consigliabile forare anche lo strato di compensato che funge da base per il rivestimento finale, il foro deve poi essere riempito con:
- un tondino di legno dalla sezione appropriata oppure
- con dello stucco realizzato utilizzando per metà la colla aliphatica e per l’altra metà una miscela di polvere del legno del listello con una piccola aggiunta di polvere di legno più scuro.
Alla fine il composto deve avere all’incirca la stessa tonalità del ponte finito ma risultare leggermente più scuro.
Per garantire una presa duratura nel tempo il ponte deve essere preventivamente inumidito affinché l’acqua penetri nelle fibre dei fori permettendo alla colla di introdursi in profondità, questa si applica con una spatola metallica asportando immediatamente l’eccedenza.
Alla fine è obbligatorio ripetere la carteggiatura con una carta abrasiva a grana fine per pulire il tavolato, oltre allo sporco si toglie anche il turapori e sarà necessario stenderlo una seconda volta.
SIMULARE L’ANELLINO NERO
Questa appena descritta è la procedura di base che garantisce già un ottimo risultato, ma si può aggiungere un dettaglio migliorativo simulando l’anellino di pece nera che circonda il cavicchio o tappo.
Allo scopo è necessario dotarsi di un pirografo.
L’effetto è ottenuto grazie alla punta che è resa incandescente dalla corrente ed incide e brucia il legno segnandolo in modo permanente ma irreversibile.
In commercio si trovano svariate tipologie di punte ma la più indicata è la punta classica di tipo universale.
La temperatura va tenuta tendenzialmente sempre molto alta.
Per realizzare l’anellino si deve premere con la punta del pirografo nel foro eseguito in precedenza per bruciare la circonferenza e renderla nera, allo scopo si deve ricordare che il risultato finale dipende dalla combinazione di molti fattori, come per esempio la pressione esercitata, la temperatura, il tipo di legno, la punta adoperata e il relativo grado di sporcizia, fattori questi che non sempre sono facilmente replicabili in giornate diverse e per questo sarebbe opportuno iniziare e terminare tutti i cavicchi in un’unica sessione di lavoro.
È vivamente consigliato effettuare molte prove preliminari ed esercitarsi affinché si acquisisca una certa padronanza dell’attrezzo.